“Mr. Vice President, I’m speaking”

Kamala Harris, 2020 Vice Presidential TV Debate

Ho iniziato ad appassionarmi alla geniale soap opera che stanno diventando le (peraltro serissime) elezioni americane.

E così ascolto e leggo un po’ di tutto. E sento arrivare dagli angoli più diversi un fischio crescente: Kamala se lo deve meritare.

Lei se lo deve meritare.

Ma Kamala Harris non è quella dello “Smart on Crime” che ha permesso in California di ridurre l'incarcerazione di massa e di sostenere programmi per il reinserimento dei detenuti per reati meno gravi? 

Non è quella del "Back on Track", programma che a San Francisco ha ridotto la recidiva offrendo formazione professionale e supporto educativo ai giovani autori di reati non violenti?

Non è quella della creazione di unità specializzate per perseguire i crimini d'odio e i casi di violenza domestica?

Non è sempre lei che, come procuratore generale della California, ha intrapreso azioni contro le banche e altre istituzioni finanziarie per comportamenti scorretti durante la crisi dei mutui subprime, arrivando a negoziare un accordo da 25 miliardi di dollari con le principali banche per risarcire i proprietari di case colpiti dalla crisi?

Non è lei quella che si è rifiutata di chiedere la pena di morte per l’assassino di un poliziotto?

E ricordo che è sempre lei, una volta diventata senatrice, quella della riforma della giustizia penale per ridurre l'incarcerazione di massa, migliorare le condizioni carcerarie e promuovere la riabilitazione dei detenuti.

E ancora, è grazie a lei che esistono l’Equality Act (per la protezione dei diritti delle perone LGBTQ+) e l’Affordable Care Act (per espandere l’accesso alla sanità e contro la disparità nella distribuzione delle cure sanitarie).

Per non parlare delle sue battaglie su aborto, uguaglianza salariale, congedi familiari retribuiti, ma anche cambiamento climatico, reati ambientali, dispersione scolastica, vaccini, libertà individuali.

Può darsi che quello che ha fatto finora non piaccia, è un giudizio politico legittimo e come tale lo capisco.

Non capisco invece in che senso lei “lo deve meritare” più di quanto non abbiano dovuto farlo Biden, Trump, Barak, Clinton, o il dinastico George W. Bush figlio di George H. Bush…? Solo a me il “se lo deve meritare” sembra tradisca un sentimento di superiorità tipicamente patriarcale (don’t patronize her)?

Per fortuna che Kamala Harris è una persona che maneggia molto bene una certa capacità tenace e paziente di non lasciarsi tacitare “Mr. Vice President, I’m speaking”.

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