UN GIORNO A MILANO

COSA HO PENSATO DOPO UN GIORNO A MILANO

Ieri a Milano si è tenuto il LEARNING FORUM. Bella manifestazione. Tante idee.
Ma soprattutto a me è rimasta una sensazione: siamo davanti ad una cosa probabilmente mai vista.
Ieri, nei vari panel, si sono susseguiti in modo serrato gli interventi di circa una cinquantina di professionisti (HR e servizi per l’HR) tutti con lo stesso orizzonte: il benessere delle persone.

I professionisti dell’HR sono persone serie, non dei fricchettoni, è gente che pensa in base ai numeri, che usa l’AI, che standardizza, eppure il sottotraccia di tutti a me è sembrata la necessità di un “fortissimo umanesimo”(cito). L’uomo visto come sistema unico di desideri, emozioni e ambizioni, come complesso di vita e lavoro, come membro della comunità, come portatore di competenze insperate, l’uomo come fine e non come mezzo.

E mi sono chiesta se non stessi assistendo a un cambiamento di quelli storici.

In sintesi: le organizzazioni, soprattutto quelle che hanno centinaia o migliaia di persone, stanno cambiando ruolo sociale. Non sono più lì solo a massimizzare profitti e minimizzare costi.

Stanno ponendosi il problema di dover (o forse voler) occupare il vuoto lasciato dall’allentarsi dei vincoli di comunità che storicamente hanno legato collega con collega, vicino di casa con vicino di casa, parente con parente. Del vuoto lasciato dall’impoverimento del welfare pubblico. Del vuoto lasciato da una politica che non sembra capace di stare al passo. Un impoverimento dei “sistemi collettivi” in atto da tempo, ma che di recente ha accelerato (come tutto)

Sembra che le grandi organizzazioni si stiano muovendo per rinsaldare quel patto tra aziende e persone, che con la pandemia prima e con la crisi globale poi, era saltato. Vogliono riconquistare la fiducia delle persone, lavoratori e consumatori. È interessante.

E poi c’è un tema generazionale.
Mi sembra che due forze stiano convergendo per liberarne una terza.
Le due forze sono: un diverso modo postpandemico di relazionarsi con il lavoro e l’arrivo degli Gen Z. La forza liberata sono i Millennials. I Millennials
che avrebbero sempre avuto voglia di “senso”, di fare secondo i propri valori, di stare di più con i loro figli, di portarsi la borraccia invece della bottiglietta, di avere una visione di maschilità più vulnerabile; ma non avevano ancora osato dirlo.
Erano schiacciati dal sistema comando/controllo perpetuato ottimamente dagli Gen x (come me, nel mio piccolo mi scuso) e dai Boomers (che però ci credevano davvero che quello fosse l’unico mondo possibile).

Ed è pure interclassista. Non è solo questione di colletti bianchi, ieri sul palco abbiamo ascoltato persone provenienti dai mondi della logistica, della sanità, della grande distribuzione, delle banche e assicurazioni, il tutto sotto l’egida della Regione Lombardia, che ha tanti difetti ma certe cose le sa fare.

Spero di non sbagliarmi perché se fosse vero, vorrei proprio esserci.

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“Mr. Vice President, I’m speaking”